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L'agricoltura e la donna rurale 4.0.

Immagine del redattore: Avv. Monica SalvatoreAvv. Monica Salvatore

Aggiornamento: 13 mar 2023


Redattrice Avv. Monica Salvatore

Secondo i dati Eurostat il 37% della forza-lavoro agricola dell'Unione Europea è donna ed il 31% delle ore di lavoro totali in agricoltura sono frutto del loro impegno e sacrificio, ma nonostante la loro cospicua presenza ed il loro considerevole apporto, solo un’azienda su quattro è gestita da donne, tanto che la percentuale totale europea si attesta intorno al 20-30% Anche in Italia secondo i dati Istat, le donne occupate in agricoltura costituiscono il 30% della forza-lavoro totale ma poche sono quelle a capo delle aziende agricole, soprattutto al Nord dove le maggiori dimensioni aziendali rendono il gender gap ancora più accentuato rispetto al Centro-Sud. Qui in effetti la dimensione medio-piccola delle aziende fa attestare il dato intorno al 35-40%. A prima vista sembrerebbero numeri abbastanza confortanti ma occorre considerare due fattori fondamentali che incidono negativamente sul reale superamento delle differenze di genere in agricoltura, una disponibilità di superficie agricola molto ridotta per le donne, che dipende dal limitato accesso che esse hanno al credito ed un reddito medio femminile molto inferiore rispetto a quello maschile. Una discriminante quest’ultima, molto preoccupante se si tiene conto che sulla se base dell’EU Gender Equality Index, l’Italia resta ancora l’ultimo Paese in UE per divario di genere nel mondo del lavoro globale e che l’indice differenziale relativo al reddito medio femminile nelle zone rurali, raggiunge addirittura il -4,2%. Se poi questo dato lo correliamo all’elevata età delle lavoratrici e imprenditrici agricole, compresa per il 30% circa della forza-lavoro tra i 40 e i 65 anni, ben si intuiscono le reali difficoltà di accesso e la condizioni di emarginazione nelle quali versano le donne rurali in agricoltura, anche se per fortuna negli ultimi anni il trend sta cambiando. La nuova PAC certamente definisce nell’art.6 del nuovo regolamento di funzionamento, una serie di requisiti e doveri degli Stati membri volti a promuovere “l’occupazione, la crescita, la parità di genere, compresa la partecipazione delle donne in agricoltura, l’inclusione sociale e lo sviluppo locale delle zone rurali, comprese la bioeconomia e la silvicoltura sostenibile” ma de facto resta ancora tanta strada da percorrere. A supporto delle giovani agricoltrici e imprenditrici agricole occorrerebbero infatti, azioni concrete capaci di promuovere e incoraggiare nel contempo, anche tutte le attività connesse all’agricoltura come l’agriturismo regolato dalla L.96/2006, l’enoturismo dal D.M. 2779/201, la vendita e la trasformazione dei prodotti agricoli disciplinate dal D.lg. 228/2001, prediligendo un’offerta formativa mirata e di qualità delle donne operanti nei dive3rsi settori del comparto, nonché specifici fondi di investimento a loro dedicati. Questo favorirebbe certamente una rinnovata professionalità delle donne in agricoltura, con un conseguente impatto positivo anche sulla condizione di tutte le altre donne che vivono in zone rurali isolate o il cui lavoro è invisibile perché inglobato nella gestione familiare o coniugale delle aziende agricole. Né bisogna dimenticare il settore dell’agri-sociale, un settore in grande espansione che rappresenta forse al meglio la multifunzionalità dell’agricoltura, che ben si sposa con la capacità multitasking delle donne capaci di coniugare la valorizzazione dei saperi tradizionali e dei prodotti Made in Italy con l’inclusione sociale. Per queste attività connesse, come ad esempio gli agri-asili, le strutture di pet-terapy, ippo-terapy, fattorie didattiche e benessere, le donne possono giocare, senza ombra di dubbio, un ruolo fondamentale per la crescita economica ed occupazionale di tutto il comparto agricolo. contribuendo peraltro, in maniera determinante alla tutela e sostenibilità ambientale, in Europa come in Italia, per l’attuazione in concreto di tutti gli obiettivi del Green Deal volti a rafforzare la resilienza del sistema alimentare dell’UE e a garantire la sicurezza alimentare di fronte ai cambiamenti climatici e al conseguente depauperamento dei suoli e della risorsa idrica. Infine, le donne rurali possono costituire un importante canale per la diffusione di messaggi e pratiche educative a beneficio delle future generazioni per tutela del patrimonio paesaggistico agricolo europeo ed italiano che ad oggi non è oggetto di alcuna specifica tutela normativa.

Secondo i dati forniti dal Rapporto Action Aid del 2022 “Cambia terra, dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura" i numeri per un processo di transizione del settore primario ci sono tutti e ruotano proprio intorno all'imprescindibile ruolo che la donna rurale può svolgere per lo sviluppo economico, sociale e ambientale dell’intero Pianeta., costituendo il pilastro dell'alimentazione mondiale, della sua distribuzione e della sua sicurezza. Le donne rurali rappresentano un quarto della popolazione mondiale e sono fondamentali per garantire la sostenibilità delle famiglie e delle comunità rurali gestendo il territorio e le risorse naturali. Sarebbe pertanto auspicabile anche un miglioramento ed un’integrazione delle norme fiscali europee e nazionali che agevolino sempre più la donna rurale nell’utilizzo di energie rinnovabili, favorendo l’uguaglianza di genere e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda Europea 2050 e dai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

Una presa di posizione a tutto tondo quella dell’UE che è stata recepita dal PSN e a ricaduta dai PSR, che prevedono specifici programmi e sottoprogrammi dedicati le donne delle aree rurali. Ma le buone intenzioni non saranno sufficienti senza un cambio di rotta culturale che riconosca alla donna rurale il suo fondamentale ruolo sociale e l’importanza che esso può giocare per i futuri equilibri alimentari ed economici mondiali ,anche rispetto ai cambiamenti climatici che sono già in atto.

Presidente Alida Avv. Monica Salvatore



 
 
 

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