Il nuovo Diritto all’acqua potabile
La Dichiarazione dei Diritti Umani considera la risorsa idrica potabile come un’estensione del diritto alla vita
e in quanto tale, diritto fondamentale dell’uomo Il depauperamento della risorsa idrica e gli obiettivi del
Green Deel Europeo impongono pertanto un riconoscimento sempre più concreto del “Diritto all’acqua
potabile” come un diritto sociale ed imprescindibile che riguarda le generazioni presenti, ma soprattutto
quelle future. Il Diritto all’acqua potabile così come il diritto all’aria pulita appartiene dunque ad una nuova
generazione di diritti che fondono la difesa dei diritti dell’uomo con quella dei diritti della natura e
dell’ambiente. “Tutti i bambini hanno diritto ad accedere all’acqua potabile, pulita e depurata, a garanzia
della vita dei più vulnerabili alle malattie e alla dissenteria nonché a garanzia della loro dignità di esseri
umani”(Art.2 Carta dei diritti Alimentari del fanciullo Monica Salvatore).
In Europa la tutela e la protezione del bene acqua potabile comincia nel 1968 con la Carta Europea
dell’Acqua e numerose sono state nel corso del tempo, le Direttive Europee che hanno regolamentato le
acque destinate al consumo umano e la loro gestione, a tutela della salute e dell’ambiente.
Dal prossimo 23 marzo 2023 entrerà in vigore il D.lgl 18/2023 in attuazione della Direttiva UE 2020/2124
concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Si tratta del primo intervento normativo
importante da più di vent’anni, l’ultimo riferimento legislativo in materia è infatti il D.lgl 31/2001. Con la
nuova Direttiva il legislatore comunitario ha stabilito nuovi requisiti minimi di qualità per le acque potabili,
ed ha riorganizzato le attività di monitoraggio che le autorità ambientali e sanitarie nazionali dei Paesi UE
dovranno mettere in campo per la salvaguardia dell’intera filiera dell’acqua potabile, nonché di tutti gli
ecosistemi che sono direttamente ed indirettamente collegati al consumo di acqua destinata al consumo
umano. In particolare, il legislatore si è preoccupato di implementare un differente sistema di monitoraggio
delle acque basato sull’analisi del rischio, incluso quello correlato ai cambiamenti climatici, alla protezione
dei sistemi idrici e alla continuità della fornitura, mirando così ad un consumo di acqua universale, equo e
sostenibile, un sistema necessario per affrontare le nuove sfide del Green Deel Europeo anche rispetto
all’“inquinamento zero” e alla salvaguardia dell’ambiente. Se da un lato, infatti, il nuovo elenco di
parametri utilizzati in relazione agli agenti chimici e microbici delle acque destinate al consumo umano è
più stringente che mai e ben si inquadra nella più ampia politica unionale volta ad assicurare una buona
qualità dell’acqua per tutti i cittadini europei, dall’altro il legislatore mira ad una gestione della risorsa idrica
potabile più efficace che tenga conto dello spreco e dell’impatto che la risorsa idrica può avere sui diversi
ecosistemi e sul suolo. Il rafforzamento dell’attuazione della legislazione sulla qualità dell’acqua per tutti gli
europei, che sempre più costituisce una priorità rispetto ad un futuro sostenibile, ha avuto inizio con la
campagna di iniziativa popolare Right2water che dal 2014 ha impegnato l’UE e tutti gli Stati membri per
una concreta attuazione del diritto umano all’acqua ed ai servizi igienici in tutta la Comunità Europea e che
ha costituito la prima iniziativa paneuropea sfociata in una nuova legislazione per la salvaguardia della
risorsa idrica. Un passo importante per tutti i cittadini UE che hanno visto riconosciute le loro istanze.
Con questi accorgimenti, introdotti dalla nuova Direttiva infatti, la politica unionale mira ad avere anche
maggiore attenzione e fiducia da parte dei cittadini europei anche rispetto alla salute dei consumatori e
all’ambiente mirando anche ad una maggiore riduzione dei rifiuti di plastica derivanti dall’imbottigliamento
dell’acqua che sono fortemente nocivi per la salute umana con il rilascio di particelle microplastiche nocive
e cancerogene ritrovate nel 90% delle acque imbottigliate, sostanze fortemente impattanti anche
sull’ambiente marino. Secondo i dati forniti da Greenpeace le bottiglie in PET sono circa 10 miliardi e
producono circa 250 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 7 miliardi di bottiglie non vengono riciclate. Per
consolidare il rapporto di fiducia tra i cittadini europei istituzioni, altre innovazioni normative sono state
introdotte per favorire la comunicazione e la trasparenza delle informazioni ai consumatori che dal 23
marzo 2023 potranno liberamente accedere ai dati di qualità dell’acqua erogata e ai risultati di
monitoraggio. Molti dunque sono i passi in avanti ma occorre sottolineare un vulnus della nuova Direttiva
UE 2020/2184 che purtroppo non trova applicazione per le acque minerali naturali e medicinali né per tutte
quelle che gli Stati membri dell’Unione ritengano non incidenti direttamente e indirettamente sulla salute
umana.
Avv. Monica Salvatore
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